Persone semplici che inventano storie importanti
Ci sono delle volte in cui il Cesare è esasperato: ogni qual volta apre la porta della palestra è come se fosse invaso da un’orda di barbari che urla, spinge, corre. Con molta fatica cerca di riportare l’ordine anche se lui aveva soltanto dato la disponibilità ad andare ogni sera ad aprire le porte. Qualche volta, in mezzo a questo pandemonio, gli capita di sentire una vocina in fondo al cuore che sussurra: «Guarda che c’è gente che ti aspetta». Fatica a crederlo: i ragazzi aspettano solo l’apertura della palestra eppure riesce a guardare con simpatia l’allegra combriccola e a trovare una parola per tutti. E allora tutti lo salutano e lo ringraziano perché capiscono che il Cesare vuole loro davvero bene. Giusy è forse la più brava catechista dell’oratorio: è preparata, trova sempre le parole giuste, sa attirare l’attenzione. È informata di ogni cosa, legge i libri, partecipa ai convegni. Ogni volta che incontra i genitori dei ragazzi scaglia sempre invettive, rimproveri, propone impegni al di là delle forze. E così, al termine di ogni riunione, questi poveri papà e queste povere mamme uscivano con un fardello in più sulle spalle. Invece Vittoria poteva non sembrare un pozzo di scienza ma era sempre sorridente e incoraggiava a fare il poco di bene che si poteva. Così tutti erano più risollevati. Il Bruno non vedeva l’ora di andare in pensione perché di cose da fare ne aveva tante. Il primo giorno dormì fino a tardi però si alzò di malumore. Il secondo si rifiutò di andare a fare la spesa perché lui non era il servo di nessuno. Il terzo giorno lo passò seduto sul divano a vedere i mondiali di calcio. Meno male che quel giorno passò da casa il don: «Guarda Bruno, stiamo cercando qualcuno per mettere insieme una squadretta di bambini, dai dacci una mano». Da allora Bruno allena una squadra di ragazzini e la moglie ringrazia. Stupiva un po’ tutti che proprio una donna fosse a capo della più grande società sportiva del paese ma Alessandra si era proprio impegnata per dare questa opportunità a tanti ragazzi e ragazze che per il loro poco talento o poche disponibilità economiche non sapevano dove giocare. Dopo l’entusiasmo iniziale cominciarono a emergere grandi problemi, un susseguirsi di richieste impossibili, e le risorse a scarseggiare. «Chi te l’ha fatto fare?», verrebbe da chiedersi. «L’ho fatto – risponderebbe Alessandra – perché mi sta a cuore la vita dei ragazzi. L’ho fatto perché il mondo muore per il troppo egoismo. L’ho fatto perché è bello regalare futuro a chi viene dopo di noi». Non mancano mai persone semplici che inventano storie importanti. Anche nel CSI.