La terza serata di “Alimentazione vs sport: palla al centro” mercoledì 15 febbraio ad Ardenno è stata dedicata all’ansia: la definizione, quando l’ansia diventa un problema, riconoscere il problema e le possibilità di intervento. A parlarne il dottor Giampaolo Ruffoni, psicologo e psicoterapeuta presso NPIA ASST Valtellina e Alto Lario davanti a un pubblico attento e partecipe. “Ognuno di noi si confronta, più o meno quotidianamente, con la sensazione di insicurezza di fronte a un pericolo e con i sintomi che essa produce”. “L’ansia in sé non è “cattiva” perché un certo livello di ansia ci permette di valutare in modo adeguato tutti quegli stimoli, sensazioni e situazioni che costituiscono un potenziale rischio per il nostro adeguato modo di vivere o che richiedono un particolare tipo di attivazione – ha precisato Ruffoni – L’attività sportiva può diventare fonte di ansia e avere delle ripercussioni sulla vita dei bambini a casa e a scuola, ma allo stesso tempo può diventare un luogo privilegiato per effettuare un intervento con un bambino con un problema d’ansia. Bisogna però cambiare prospettiva: ovvero associare allo sport dei valori, non delle prestazioni, perché dobbiamo fare sport per stare bene, perché ci piace, non per il risultato in sé. Allo stesso modo bisogna vivere la gara o la partita come si vive un allenamento, perché in realtà facciamo la stessa cosa ovvero praticare lo sport che ci piace, ma con questo approccio lo si può vivere in modo meno ansioso”. “La parola chiave è “consapevolezza” – ha spiegato Ruffoni – perché l’ansia c’è sempre, è fisiologica, dobbiamo solo avere consapevolezza e saperla riconoscere. I pensieri condizionano le emozioni e le emozioni condizionano le azioni. La pretesa di controllo è ciò che genera ansia, quindi dobbiamo riuscire a trattarla come un’amica fastidiosa che gira per casa, ma che se la ignoriamo poi se ne va. L’alternativa – conclude Ruffoni – è tenere la porta sempre chiusa per evitare che questa “amica fastidiosa” entri, ma questo significa che noi restiamo barricati in casa e non facciamo più nulla”. Inevitabili le domande sugli effetti del Covid e sui crescenti problemi di ansia dei giovani che il dottor Ruffoni ha confermato, così come gli effetti negativi dell’uso dei social e degli smartphone.
Un’altra interessante serata di formazione e condivisione, perché non bisogna pensare solo a gare e allenamenti, ogni tanto è importante fermarci e imparare come far vivere lo sport nel modo migliore ai nostri ragazzi, aiutandoli a crescere e ad affrontare le difficoltà della vita. Missione compiuta quindi per l’Ardenno Sportiva capeggiata dal presidente Emanuele Pedrola, una piccola realtà che ha proposto tre incontri di alto livello.