La Pasqua di Gesù è una regola dentro l’eccezione
Durante uno dei miei pellegrinaggi a Gerusalemme mi ero recato, alle prime luci dell’alba, presso la Basilica del Santo Sepolcro. Chi ci è stato sa bene quante persone in fila attendono di poter entrare nell’edicola per sostare un momento davanti alla lastra di marmo che ricorda la sepoltura di Gesù.
Davanti a me c’era una signora anziana che si sosteneva con un bastone e si vedeva che faceva fatica. Qualcuno dietro di me ebbe un’ottima idea: perché non dare la precedenza a lei? Lei ha ringraziato ma ha cortesemente rifiutato. L’idea era davvero buona ma in molti hanno rivolto uno sguardo stizzito, scuotendo la testa con disappunto.
Eppure, pensavo, eravamo tutti lì per toccare con mano il sacrificio di un uomo, Figlio di Dio, che nella sua vita ha dato precedenza alle nostre necessità e non ai nostri privilegi; che ha vinto ogni egoismo in nome di una fraternità universale; che ha mostrato che un altro modo di vivere esiste, ed è anche bello.
Oggi, anche se distante fisicamente da quel luogo, continuo a osservare la gente attorno a me. Mi sembra di vedere visi accigliati, scontenti, fronti aggrottate come se a tutti fosse successa la stessa cosa, una cosa brutta. Sembra che si siano tutti messi d’accordo. Certo i tempi che viviamo sono faticosi, in alcuni casi tragici.
Tuttavia da quel sepolcro vuoto si fa strada un perché. Perché non siamo più capaci di dire “per favore”? Perché non diciamo “grazie”? Perché non sorridiamo? Perché abbiamo paura di amare? Perché abbiamo ancora più timore di manifestare il nostro amore? Perché ci maltrattiamo? Perché non ci prendiamo cura gli uni degli altri come ci curiamo dei nostri telefoni cellulari? Perché i nostri problemi, anziché esporli a coloro che li hanno provocati, li raccontiamo a tutto il mondo e magari anche sui social? Perché non gioiamo della gioia degli altri? Perché diamo costantemente la colpa dei nostri insuccessi a qualcun altro? Perché abbiamo sempre una storia triste da raccontare? Non voglio essere pessimista. Le eccezioni non mancano. Tuttavia sono sempre un’eccezione alla regola mentre la Pasqua, soprattutto per noi cristiani, dovrebbe diventare la regola nell’eccezione. Si può amare anche se qualcuno si ostina a odiare; si può essere contenti in un mondo triste; si può essere operatori di pace in mezzo alle bombe; si può rallentare mentre tutti corrono; si può continuare a donare vita con gesti
d’amore anche lì dove si semina morte.
L’altro giorno mentre rientravo con il taxi l’autista è passato con il rosso. “Ma scusi – gli ho chiesto – perché non si è fermato?”. “Qui fanno tutti così” ha risposto.
Gli ho augurato Buona Pasqua.